martedì 2 novembre 2010

IL DESTINO PUO' ESSERE SOLO MIO?

ieri parlavo con una donna adulta, casalinga, con tre figli adolescenti. Si parlava del più del meno, come sempre.

Ad un certo punto mi ha chiesto dei miei sogni, delle mie ambizioni, di cosa vorrei essere da grande.
le ho risposto che ancora devo decidere cosa sarò da grande, e lei mi ha sorriso timidamente. così , con il cuore in mano, ha provato a spiegare quello che l'è successo, quando alla mia età, aveva tanti sogni nel cassetto. Che voleva diventare qualcuno, che voleva realizzarsi. Invece sono arrivati i figli, e con loro, non ha avuto più il tempo e lo spazio per pensare a se stessa.

Questa è una storia comune, una storia che sento tutti i giorni, da donne , madri, nonne.  ed è l'ennesima conferma che la donna si trova sempre in mezzo a due versanti.

il primo versante comprende dei fattori interni, come il rapporto con l'uomo, con il proprio corpo e sessualità, il ruolo di figlia, madre e nonnna, nelle sue evoluzioni fino alla menopausa.


dall'altra parte troviamo i fattori esterni: le aspettative socioculturali, gli obblighi di immagine pubblica che la donna deve avere sempre, quello che gli altri si aspettano dalle donne.

da qui deriva l'adattamento come unica possibilità di legare con la comunità, nel quale i fattori interni sono al vaglio di una quotidianità ancora oggi organizzata dagli uomini, dai loro tempi e dai loro spazi.

A questa donna le ho risposto che io ancora sto costruendo una conoscenza di me, del mio gruppo di appartenenza, del mio futuro, del mio progetto. Cercando di capire le mie emozioni e le le mie reazioni, i difetti, le vecchie e le nuove ferite, nella mia vita quotidiana.

 e ora mi chiedo: a questa donna sarà data un'altra possibilità per costruirsi il suo destino?

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