venerdì 29 ottobre 2010

SE ALL'UOMO NON PIACE LA MADRE CATTIVA

 
 
foto di Alessandra Sanguinetti
 

L'interlocutore uomo di ieri sera era un uomo sulla cinquantina, abbastanza moderno, e con una forte opinione nei confronti dell'emancipazione femminile

L'interlocutore di ieri rimprovera le donne che hanno abbandonato il loro consueto ruolo sociale, di mamme che trasmettono sicurezza e affidabilità, per aver preferito il lavoro, anche se precario, alla sicura casa e maternità, vista non più come la massima aspirazione

l'interlocutore di ieri rimprovera le donne che decidono di divorziare e che spesso decidono di non sposarsi affatto.



L'interlocutore di ieri rimpiange la "Madre buona", quella devota, pia, rassicurante, faro dei figli. Quella che ascolta, media, accudisce, difende, rispetta senza aprire bocca, immagine rafforzata dalla Chiesa attraverso la figura di Maria.

All'interlocutore, come a tanti uomini che incontro per strada, manca questa figura di mamma e cerca di ritrovarla in altre donne, senza riuscirci, perchè se si guarda intorno vede solo femmine cattive che vogliono indipendenza, a partire dalla sua stessa figlia.

Al mio interlocutore gli propongo una soluzione, una cura, invece di piangersi addosso, tanto i tempi sono cambiati e tocca che se ne prende atto, se no, addio a tutto!!

Al mio interlocutore gli parlo di una VISIONE MODERNA DI DONNA.  Una donna-madre che svolge la sua funzione in modo tanto presente quanto leggero; devota alla spontanea crescita dei figli senza essere soffocante; discreta in tutte le altre fasi della crescita...

perchè come dice il poeta Gibran "I vostri figli non sono i vostri figli....essi non vengono da voi, ma attraverso voi, e non vi appartengono benchè abitano con voi"

 Questo mi ricorda anche la filosofa Luisa Muraro che ci dice che un tempo le donne andavano a lavorare per forza di cosa, per necessità, se no a casa non si mangiava. Queste donne pensavano ai loro bambini, ma si sentivano giustificate dal sentimento sociale del tempo.

Oggi giorno, paradossalmente, le donne vanno a lavorare, ma nella maggior parte dei casi lo fanno non  perchè se non portano lo stipendio si muore di fame. Lo fanno per realizzarsi, per autodeterminarsi, perchè vogliono dire qualcos'altro al di fuori della loro naturale funzione di procreare. Quindi quella delle donne moderne è UNA NUOVA NECESSITA', necessità che ancora non ha trovato una ACCETTAZIONE SOCIALE.

E di qui spuntano i sensi di colpa, le frustrazioni, il doversi dividere in mille persone per fare da mogli, madri, lavoratrici, amiche, badanti durante le loro lunghe ed estenuanti giornate, la rabbia nel sentirsi dai loro uomini dire "avete voluto la partità...", il non sentirsi al proprio agio, il senso di spaesamento e di non riconoscenza in una società che le vuole SEMPRE NEI SECOLI DEI SECOLI MADRI BUONE.

Quindi diciamo a questi interlocutori di smetterla di piangersi addosso e di cercare di capire la nostra profonda necessità di rivalsa, di realizzazione, di essere riconosciute non solo MAMME ma anche e sopratutto DONNE. PUNTO.

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